domenica 24 marzo 2013

PARKOUR


Notizie per Andrea: visto che si inizia a parlare di parkour anche sul Corriere della Sera???



Parkour in piazza Gae Aulenti
di Marco Lottaroli - Ultimo aggiornamento: 21/03/2013-Corriere della Sera On line


Descrizione: Due ore di adrenalina allo stato puro. A dispensarla nell’avveniristica piazza Gae Aulenti, in zona Porta Nuova/Garibaldi (raggiungibile da corso Como) sabato 23 marzo, è il pomeriggio (ore 16-18) dedicato al parkour, disciplina metropolitana nata in Francia agli inizi degli anni ‘80 e arrivata successivamente anche nel nostro Paese. Milano è uno dei centri più attivi e  nell’ambito delle iniziative “Una piazza che vive” trova spazio la performance dei MilanMonkeys, gruppo parkour italiano nato nel 2006, che si esibirà in una serie di performance coinvolgendo anche il pubblico presente. Ai praticanti del parkour viene richiesto un allenamento costante e particolare accompagnato ad una grande prontezza di riflessi indispensabile per spostarsi, nel modo più veloce, con salti e balzi acrobatici, efficienti e sicuri, da un punto all’altro, superando ostacoli come muretti, ringhiere e gradoni. Il MilanMonkeys (scimmie metropolitane) promuove periodici training day e corsi (outdoor e indoor) attraverso l’Asd Milano Parkour di propedeutica al parkour (età da 12 anni in su). Ore 16-18. Sito: www.milanmonkeys.com.

giovedì 21 marzo 2013

DAL DIARIO DI MALALA PRIMA DELL'ATTENTATO



Andare a scuola sfidando i talebani Diario di Malala, ragazzina pachistana
Corriere della Sera - articolo di Viviana Mazza

Malala Yousafzai è la ragazzina attaccata ieri all’uscita della scuola nel distretto di Swat, nel nord del Pakistan. Ecco alcuni stralci del diario che l’ha resa famosa, scritto per la BBC nel 2009 all’età di 11 anni sotto pseudonimo. Intanto fonti ospedaliere affermano che l’operazione per rimuovere il proiettile che l’ha colpita alla testa dovrebbe essere riuscita, e le condizioni della ragazzina, date ieri per “gravi”, sono ora stabili.  

Sabato 3 gennaio: “Ho paura”

Ho fatto un sogno terribile ieri, con gli elicotteri militari e i talebani.  Faccio questi incubi dall’inizio dell’operazione dell’esercito a Swat. Mia madre mi ha preparato la colazione, e sono andata a scuola. Avevo paura di andare perché i talebani hanno emanato un editto che proibisce a tutte le ragazze di frequentare la scuola.

Solo 11 compagne su 27 sono venute in classe. Il numero è diminuito a causa dell’editto dei talebani. Per la stessa ragione, le mie tre amiche sono partite per Peshawar, Lahore e Rawalpindi con le famiglie.

Mentre tornavo a casa, ho sentito un uomo che diceva “Ti ucciderò”. Ho affrettato il passo, guardandomi alle spalle per vedere se mi seguiva. Ma con grande sollievo mi sono resa conto che parlava al cellulare. Minacciava qualcun altro.


Domenica 4 gennaio: “Devo andare a scuola” 
Oggi è vacanza, e mi sono svegliata tardi, alle 10 circa. Ho sentito mio padre che parlava di altri tre cadaveri trovati a Green Chowk (al valico). Mi sono sentita male sentendo questa notizia. Prima del lancio dell’operazione militare, andavamo spesso a Marghazar, Fiza Ghat e Kanju per il picnic della domenica. Ma ora la situazione è tale che da un anno e mezzo non facciamo più un picnic.
Andavamo sempre anche a passeggiare dopo cena, ma adesso torniamo a casa prima del tramonto. Oggi ho aiutato un po’ in casa, ho fatto i compiti e ho giocato con mio fratello. Ma il mio cuore batteva forte — perché devo andare a scuola domani.



Lunedì 5 gennaio: “Non indossare vestiti colorati” 

Mi stavo preparando per la scuola e stavo per indossare la divisa, quando mi sono ricordata di ciò che il preside ci ha detto: “Non indossate le divise, e venite a scuola in abiti normali”. Perciò ho deciso di mettermi il mio vestito rosa preferito. Anche altre ragazze indossavano abiti colorati, per cui c’era un clima molto casalingo in classe.

Una mia amica è venuta a chiedermi: “Dio mio, dimmi la verità, la nostra scuola sarà attaccata dai talebani?”. Durante l’assemblea del mattino, ci è stato detto di non indossare più vestiti colorati, perché i talebani sono contrari.

Dopo pranzo, a casa, ho studiato ancora un po’, e poi la sera ho acceso la tv. Ho sentito che a Shakarda viene rimosso il coprifuoco che era stato imposto 15 giorni fa. Sono contenta perché la nostra insegnante di inglese vive nella zona e adesso forse riuscirà a venire a scuola.



Mercoledì 7 gennaio: “Né spari né paura” 

Sono stata a Bunair in vacanza per Muharram (una festività musulmana). Adoro Bunair per via delle sue montagne e dei suoi rigogliosi campi verdi. La mia Swat è anch’essa molto bella, ma non c’è pace. Ma a Bunair c’è pace e tranquillità. Non ci sono spari né paura. Siamo molto felici.

Oggi sono stata al mausoleo di Pir Baba e c’era tanta gente, loro erano lì per pregare, noi per un’escursione. C’erano negozi che vendevano bracciali, orecchini e bigiotteria. Ho pensato di comprare qualcosa, ma niente mi ha colpito particolarmente, mentre mia madre ha comprato degli orecchini e dei bracciali.



Mercoledì 14 gennaio: “Potrebbe essere l’ultima volta che vado a scuola”

Ero di cattivo umore sulla strada della scuola, perché le vacanze invernali cominciano domani. Il preside ha annunciato quando iniziano le vacanze, ma non ha detto quando la scuola riaprirà. E’ la prima volta che succede.

In passato, la data di riapertura veniva sempre annunciata chiaramente. Il preside non ci ha detto perché non l’abbia fatto, stavolta, ma io credo che  i talebani abbiano annunciato che l’editto contro l’istruzione femminile entrerà in vigore ufficialmente a partire dal 15 gennaio.

Stavolta le ragazze non sono così entusiaste di andare in vacanza, perché sanno che, se i talebani applicano l’editto, non potremo mai più andare a scuola. Alcune compagne erano ottimiste e dicevano che certamente la scuola riaprirà a febbraio, ma altre mi hanno confidato che i genitori hanno deciso di lasciare Swat e di trasferirsi in altre città per il bene della loro istruzione.

Visto che oggi era l’ultimo giorno di scuola, abbiamo deciso di giocare nel cortile un po’ più a lungo. Io credo che la scuola un giorno riaprirà, ma mentre tornavo a casa ho guardato l’edificio pensando che potrei non tornarci mai più.



Giovedì 15 gennaio: “Il suono dell’artiglieria riempie la notte”

Il rumore del fuoco dell’artiglieria riempiva la notte, e mi ha svegliata tre volte. Ma dal momento che non c’è scuola, mi sono alzata più tardi, alle 10 del mattino. Poi è venuta a casa la mia amica e abbiamo parlato dei compiti.
Oggi è il 15 gennaio, è l’ultimo giorno prima che entri in vigore l’editto talebano, e la mia amica continuava a parlare dei compiti, come se non stesse accadendo niente al di fuori dell’ordinario.

Oggi ho anche letto il diario che ho scritto per la BBC (in urdu) e che è stato pubblicato sul giornale. A mia madre piace il mio pseudonimo “Gul Makai”, e ha detto a mio padre “perché non cambiamo il suo nome e la chiamiamo Gul Makai?” Anche a me piace perché il mio vero nome vuol dire “addolorata”.

Mio padre dice che alcuni giorni fa qualcuno gli ha mostrati una copia di questo diario dicendo quanto sia fantastico. Papà ha sorriso, ma non poteva nemmeno dire che l’autrice è sua figlia.

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FOTO DI MALALA

Foto di Malala (riferite all'articolo nel post precedente)


MALALA TORNA A SCUOLA DOPO UN ATTACCO TALEBANO


Il primo giorno di scuola di Malala (dalla rivista Vanity Fair)
La ragazzina pakistana, sopravvissuta a un attentato talebano, ritorna sui banchi dopo l'operazione alla testa
di Francesca Bussi

Il giorno più importante della sua vita. Così Malala Yousafzai, la quindicenne pakistana aggredita dai talebani perché difendeva i diritti delle donne, ha descritto il suo ritorno a scuola. Settimane dopo aver lasciato l'ospedale inglese, dove le hanno estratto le pallottole che le avevano sparato alla testa e le hanno ricostruito il cranio, è tornata tra i banchi, a Birmingham.

Per lei, che nel suo Paese si batteva per il diritto di tutte le bambine allo studio, è una gioia incredibile. «Sono così eccitata, oggi ho realizzato il mio sogno. Voglio che tutte le ragazze del mondo abbiano questa opportunità», ha spiegato Malala, che quest'anno è tra i candidati al Nobel per la pace.

Zaino rosa in spalla, accompagnata dal papà Ziauddin, ha cominciato la Edgbaston High School, un liceo al femminile poco distante dall'ospedale: «Mi mancano tanto le compagne di scuola che avevo in Pakistan, ma non vedo l'ora di farmi nuovi amici qui a Birmingham».

A ottobre, i talebani avevano pensato di uccidere Malala, e dare così un esempio a tutte le altre ragazze «troppo moderne». Mentre aspettava un autobus per andare a scuola, nella valle di Swat, l’inferno di cui ha raccontato le crudeltà in un diario per la Bbc che nel 2009 l’ha resa famosa a soli 11 anni, l'hanno crivellata di colpi. Perché difendeva i diritti dei minori, delle bambine, e denunciava gli estremisti islamici. 

Ma lei è sopravvissuta, e, anche se oggi è costretta a vivere lontano da casa sua, ha vinto. Perché è diventata una testimonianza vivente che è giusto non solo sognare, ma trasformare quei sogni in realtà.

martedì 19 marzo 2013

giovedì 7 marzo 2013

IN KASHMIR TROPPO FREDDO: STRAGE DI CAPRE


Da un articolo del Corriere on line di oggi…a proposito del Kashmir (nella regione indiana) e delle sue capre e pecore…


“KASHMIR: TROPPO FREDDO, STRAGE DI CAPRE DI LANA PASHMINA”

L’inverno peggiore da 50 anni: troppa neve. Altri 175 mila animali in pericolo di vita
Capre di razza changthangi
L’inverno peggiore degli ultimi cinquant’anni, con temperature al di sotto delle medie stagionali anche per una zona dove in genere si raggiungono i -25 gradi, sta facendo strage di capre changthangi sull’Himalaya, mettendo così a rischio non solo la produzione della lana cachemire (ricavata dal sottovello del collo) con cui si fanno le pashmine (dalla parola persiana pashm che significa appunto «lana», ma anche la sopravvivenza della popolazione dei Drokba, i nomadi del Ladakh che vivono da sempre proprio grazie alla vendita del pregiatissimo filato.
ALLARME - A dare l’allarme è stato Spalbar, presidente del governo autonomo della regione. Quasi 25 mila capre sono morte di fame nel Changthang, al confine con Cina e Tibet, a causa della troppa neve caduta durante l’inverno, che ha sepolto il foraggio sotto una coltre di 90 centimetri e che impedisce tuttora l’accesso via terra alla regione. I contatti con i pastori nomadi sono possibili solo attraverso i telefoni satellitari ci si mette una settimana per raggiungere un’area limitrofa, da cui è possibile vedere centinaia di capre pashmina morte per terra».
AIUTI - Stando a stime approssimative, altre 175 mila capre che vivono nell’inospitale regione del Changthang (un arido deserto a 5.200 metri di altezza, con inverni rigidissimi ed estati senza un goccio di pioggia), come pure 100 mila fra pecore, mucche e yak, sarebbero ora in pericolo di vita, ma a sentire ancora Spalbar, le autorità locali non sembrano intenzionate a muovere un dito. «Ho scritto personalmente al governo provinciale della regione affinché provvedesse a inviare aerei che paracadutassero foraggio e integratori alimentari agli animali superstiti, come era avvenuto già nell’autunno scorso, ma non ho ancora ricevuto risposta e ora siamo totalmente impotenti di fronte a quanto sta accedendo».
DANNI - Impossibile per ora quantificare i danni subiti dalla comunità, ma saranno ingentissimi «perché i pastori basano tutto il loro sostentamento sulle capre e quindi per loro è come perdere il lavoro», con inevitabili ripercussioni sulla produzione della pregiata lana. Non a caso già da qualche anno i tessitori del Kashmir hanno iniziato a importare lana pashmina dalla Cina e dalla Mongolia per soddisfare la crescente domanda di scialli e coperte ricavate dal vello delle capre changthangi, mentre il 9 marzo di un anno fa gli scienziati della Sher-e-Kashmir University of Agricultural Sciences and Technology di Srinagar, la principale città del Kashmir, avevano stupito il mondo annunciando la nascita di Noori («Luce» in arabo), prima capra pashmina clonata, assicurando un secondo esemplare entro il 2013.
Simona Marchetti  6 marzo 2013 | 13:22© RIPRODUZIONE RISERVATA